E’ accaduto anche a Ravenna, che il simbolo patriottico della resistenza, nel febbraio dello scorso anno, sia stato trovato imbrattato da scritte e simboli realizzati con la vernice di bombolette spray. Oltre al danno ad un monumento commemorativo dedicato caduti della strage del 1944, il fatto è considerato un danno al “patrimonio culturale” nazionale, così come purtroppo accade da tempo, in molte altre città.
Un reato che può avere gravi conseguenze, e del quale, soprattutto i giovani, non sono ancora del tutto a conoscenza. Secondo l’articolo 639 del codice penale, infatti, è bene sapere che chiunque distrugge, deteriora o danneggia un monumento o un’opera d’arte, che sia antica o contemporanea, è punito con l’arresto da 3 mesi ad un anno e con una multa che va da 1.000 a 3.000 euro. Nei casi di recidiva poi, la reclusione va da tre mesi a due anni, e la multa può arrivare a 10.000 euro.
Anche il danneggiamento del patrimonio naturale, secondo l’articolo 734 del codice penale, è un reato; proprio come è successo nel Parco Nazionale dell’Appennino marchigiano, dove sono state deturbate le antiche rocce dei Monti Sibillini, sempre con segni realizzati con la vernice di bombolette spray.
Tra sanzioni e richiesta di risarcimento danni, i responsabili di danneggiamento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici, oggi rischiano i servizi sociali, per ripulire muri di edifici coperti da scritte e disegni illegali, e di dover pagare personalmente o di dover fare pagare ai propri genitori le spese per il restauro di monumenti e palazzi storici, che possono ammontare a decine di migliaia di euro.
Pene più severe
Sempre nell’ambito “dei delitti contro il patrimonio culturale”, inoltre, una serie di nuove proposte di legge sono state raccolte nel testo già approvato alla Camera in Commissione Giustizia, che comprende un inasprimento delle pene degno di nota: la condanna con la reclusione da 1 a 5 anni per il reato di danneggiamento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici, e la reclusone da 10 a 18 anni per i casi di devastazione e saccheggio.
Un intervento ritenuto necessario per tutelare il vastissimo patrimonio culturale, artistico e paesaggistico del nostro Paese, che indiscutibilmente, rappresenta un grande valore per l’intera umanità.